Ah intanto è partito il tour con i rehearsal show in New Jersey e pare che in Europa Max non venga (per impegni al Tonight Show) sostituito dal figlio Jay Weinberg... cosa che mi fa tenerezza e paura insieme, tenerezza perchè penso che alcune cose possano succedere solo nella E Street Band (lanciare un ragazzino nel bel mezzo di un tour mondiale... che quando uscì col padre a Firenze nel 2003 per dare due colpi di batteria penso fosse ancora nel passeggino...) e paura perchè se tanto mi da tanto e Bruce di figli ne ha 3... questi non ce li leveremo mai più dalle palle... che poi a ben vedere è quello che spero...
Se durante un film si passa dalle risate alle lacrime è quasi sempre un buon segno ma con Gran Torino Eastwood fa molto di più , regalando e regalandosi forse (pare sia la sua ultima prova come attore) una prova granitica e inattaccabile nella sua perfezione. Un film piccolo e raccolto, girato tra 4 mura e un giardino, che vive sulla straordinaria interpretazione di Clint, irresistibile burbero razzista mangia tabacco e dal grilletto facile. Quasi un testamento cinematografico che ripercorre la sua carriera e i temi a lui più cari come il rapporto tra padri e figli, una redenzione difficile ma possibile, i fantasmi della guerra, il sacrificio e il bisogno di una guida per le nuove generazioni. E poi quei titoli di coda e la voce di Clint che ci accarezza e accompagna per l'ultima volta la sua Gran Torino.
Sono già due anni! E non fa niente se non vai al passo, se sei tu a portare in giro me e non il contrario, se travolgi qualsiasi cosa al tuo passaggio, se cerchi di montarti gambe di amici e perfetti sconosciuti, se invece di riportarmi il bastone te lo mangi, se a volte sbavi come un lama... ti voglio bene lo stesso.
Uno dei film più attesi dell'anno, la trasposizione del libro per bambini del 1963 di Maurice Sendak, guardatevi il bellissimo Trailer, finalmente dei pupazzoni veri, enormi e pelosi, forse sono riusciti a ricreare quella magia che si respirava in film come la Storia Infinita.
Non è il romanzo di Cormac McCarthy e nemmeno il film di Fellini, ma il nome di una neonata band di Brooklin che ha da poco fatto uscire un Ep di 6 canzoni lanciato dal singolo "The Sun Song"... la canzone è splendida ed il video è stato realizzato attraverso il sito 99 Dollar Music Videos, all made for $99 or less! che dire... niente male!
Che sia un film di Tarantino (autore della sceneggiatura) più che di Tony Scott è evidente... sebbene l'inglese se la cavi bene dietro la macchina da presa sono i dialoghi e la caratterizzazione dei personaggi il punto d forza di questa pulpeggiante e romantica storia d'amore tra Clarence (Christian Slater) e Alabama (Patricia Arquette). Basterebbe il dialogo tra Dennis Hopper e un mafiosissimo Christopher Walken per ricordarci che genio sia Quentin. Una valanga di comprimari e personaggi indimenticabili come il pappone rasta Gary Oldmann o un fattissimo Brad Pitt ad impreziosire questa discesa senza freni con inevitabile e sacrosanto massacro finale.
P.s. James Gandolfini era già Tony Soprano fatto e finito.
Il fischio del treno australiano che si è schiantato ieri sera al Forum mi rimbomba ancora nelle orecchie, ancora adesso la sensazione è quella di essere stati investiti da qualcosa di grosso... enorme, storditi e schiaffeggiati dalla voce di Brian Johnson e i riff di Angus Young scheggia impazzita sui binari infuocati del rock. Gli AC/DC in Italia dopo 8 anni hanno mantenuto ogni aspettativa con uno show muscoloso e solidissimo costruito sugli intramontabili classici e qualche brano dal nuovo disco, stupende scenografie a partire dalla locomotiva a grandezza naturale dietro al palco su cui ad un certo punto si è materializzata una bambolona enorme a tenere il tempo dimenandosi su 'Whole Lotta Rosie'. E' una cavalcata senza sosta... 'T.N.T.' , 'Let There Be Rock', 'Highway To Hell' fino al gran finale con i cannoni di ‘For Those About To Rock'... è il delirio sono passate solo 2 ore ma sono distrutto... ci rivediamo a Wembley, corna al vento, sempre.
American Splendor è la biografia di Harvey Pekar, autore della omonima serie a fumetti uscita nel 1976 e proseguita per i successivi 20 anni che ribaltò i canoni dei comics americani, un antieroe sfigato con amici nerd in mezzo ai supereroi Marvel, nessun mondo da salvare ma una vita piatta e deprimente da portare avanti... in qualche modo, tra una collezione di dischi Jazz e due matrimoni andati in fumo. American Splendor da fumetto underground si trasformò in un discreto successo commerciale grazie a testi al vetriolo di Pekar e i disegni di Robert Crumb. A metà strada tra documentario (con testimonianze del vero Harvey Pekar) e trasposizione a fumetti American Splendor rimane un prodotto unico e imperdibile con interpretazioni superlative e un Paul Giamatti da oscar. Ovviamente è stato ignorato dalla nostra distribuzione e al momento si trova solo il dvd estero.
Se siete abituati a vedere i dottorini di ER forse questa serie dei primi anni novanta di Lars Von Trier non fa per voi, quello che si aggira per i corridoi dell'ospedale il Regno è leggermente più inquietante... Il regista danese usa la struttura classica delle soap muovendosi inizialmente tra satira e dramma per poi sprofondare nell'horror mischiando reale e soprannaturale. Il fantasma di una bambina si aggira nella tromba dell'ascensore e il suo pianto nasconde un terribile segreto. Girato in un digitale sporco e malsano con una fotografia dominata da un giallo marcescente perfetto per l'atmosfera opprimente della serie. Sebbene a volte non si capisca dove Von Trier voglia andare a parare, The Kingdom rimane una delle migliori cose uscite dopo Twin Peaks.
Scrivere della propia vita dev'essere difficilissimo, disegnarla poi... eppure "basta" fare come Gipì, disegnarla male, di getto, raccontandosi senza pudori, mettendo nero su bianco un'adolescenza che definire incasinata è un eufemismo... il tutto con una poesia e una delicatezza che hanno del miracoloso. Tratto grezzo, nervoso ed istintivo intervallato sapientemente da visioni esotiche (omaggio forse alle letture giovanili), splendidi acquerelli di avventure piratesche a mascherare un bisogno d'amore evidente.
L'amore minchia. Non ne so dire. Niente ne so. Pietra-pietra serena è il mio cuor.
Dark Was The Night è un progetto a favore della Red Hot Organization (associazione benefica impegnata nella raccolta di fondi per la lotta all’AIDS). Una compilation di 32 tracce inedite che raccoglie il meglio dell'indie rock degli ultimi anni, qualità delle canzoni altissima per una raccolta meravigliosa. Qualche nome tanto per gradire: Arcade Fire, Iron & Wine, Bon Iver, Grizzly Bear + Feist, Beirut, Cat Power, Conor Oberst, Antony ecc... prodotto da quei geni dei The National che a sto punto mi chiedo se faranno mai una canzone anche solo bruttina...
La camera a spalla di Aronofsky si incolla alla nuca di Rourke fin dalla prima scena e lì rimane per tutto il film, siamo noi ad accompagnare Randy “The Ram" sul ring, siamo noi a lanciarci dalle corde su un tavolo di legno, a ballare con Marisa Tomei (!!!! censura !!!), siamo noi a soffrire con lui e il suo cuore malandato. Mickey Rourke è Randy, non lo intepreta, lo vive con tutta la sua fisicità, donandosi completamente al pubblico in una prova di straordinaria intensità, raccontando la sua vita attraverso la carne maciullata di un lottatore giunto al capolinea. Storia dolorosa e commovente che indaga l'impossibilità di cambiare la propia natura senza possibilità di riscatto.
Ripensandoci l'Oscar per Rourke sarebbe stato un controsenso, lui splendido perdente in mezzo a mille vincenti si sarebbe sentito in imbarazzo o forse dalla galleria avrebbe spiccato l'ultimo salto...
Wong Kar Wai si porta sulle spalle almeno 3 capolavori assoluti (Hong Kong Express, In the Mood for Love e 2046) è quindi normale che appena un suo film scenda sotto il livello di tale perfezione i difetti vengano amplificati ed è un po' quello che accade in My Blueberry Nights, che non è un film brutto ma paga il peso del confronto. Una storia circolare popolata di anime in lotta con i propi tormenti sentimentali tra cui spiccano le 3 meravigliose figure femminili e se per Natalie Portman e Rachel Weisz ormai si tratta solo di conferme, è Norah Jones che stupisce per naturalezza e bravura. Regia sempre impeccabile esteticamente con la splendida fotografia così viva, accesa e avvolgente. Non mancano episodi di poetica bellezza come i 15 minuti iniziali o il bellissimo finale, peccato che nella parte centrale del film si perda in episodi forse trascurabili. Un film che rimarrà comunque nel cuore e sulle labbra, dolce come quella torta di mirtillo che nessuno vuole.
p.s. che qualcuno dia un ruolo da protagonista a Chan Marshall (Cat Power), la ragazza buca lo schermo c'è poco da fare...
Vicoli, scale incendio, scorci suburbani, vedute dai tetti di San Francisco e New York, i quadri ad olio di Kim Cogan sono delle splendide istantanee dell'anima metropolitana che pulsa tra strade e grattaceli, umanità quasi assente, a parlare è la città con le sue luci e le sue ombre.
Cosa cosa cosa? Francis Ford Coppola che dirige Vincent Gallo!?
TETRO is Francis Ford Coppola's first original screenplay since THE CONVERSATION. It is his most personal film yet, arising from memories and emotions from his early life, though totally fictional. It is the bittersweet story of two brothers, of family lost and found and the conflicts and secrets within a highly creative Argentine-Italian family.
Per avvicinarsi alla primavera non c'è di meglio che l' esordio di Emma-Lee Moss in arte Emmy the Great, nata ad Hong Kong ma cresciuta a Londra. Un disco semplice ma piacevolissimo, armonie tra Belle and Sebastian ed Elliott Smith con qualche piacevole contaminazione indie. Folk-rock a tinte pastello che non dice niente di nuovo ma che si lascia ascoltare piacevolmente...
e cmq per le giovani cantautrici ho un debole a prescindere.