Ieri sera nel tempio del calcio si è giocata una partita speciale, arbitro assoluto i 60.000 presenti venuti a vedere quel fantasista italo-americano che si è già esibito qui 2 volte la prima nel 1985.
Al posto dell'acqua torrenziale del 2003 c'è un caldo africano, la temperatura sotto il palco è incandescente ma la sostanza non cambia, lui è lì per darsi, senza compromessi, senza sconti, senza risparmiarsi. Mai.
Intorno a me le solite facce, la maggior parte sconosciute ma incredibilmente familiari, facce salutate in qualche aeroporto, viste in qualche coda...
parecchi stranieri tra cui il mio nuovo idolo di cui allego la foto
Ore 20.45 attacca Summertime Blues, un flash e sembra di tornare ai concerti degli anni 80 visti solo in video, sarà la sensazione che mi accompagnerà per gran parte del concerto... un déjà vu continuo con la possibilità di vivere quelle cavalcate rock epocali che lo hanno reso celebre finalmente da protagonista... perchè sentire in cuffia il DERTOIT MEDLEY è una cosa, vederlo coi propi occhi un'altra.
Dittico da pelle d'oca con I'm on fire seduto su una sedia praticamente in mezzo al pubblico e Racing in the Street ispiratissima, encores infiniti con Bobby Jean chiamata all'improvviso (nel mio video un assaggio).
Ore 23.45 chiusura con Twist and Shout dedicata a Milano per tornare ancora una volta indietro nel tempo.
SETLIST:
1 Summertime Blues 2. Out in the Streets 3. Radio Nowhere 4. Prove it all Night 5. Promised Land 6. Spirit in The Night 7. None But The Brave 8. Candy's Room 9. Darkness on the Edge of Town 10. Hungry Heart 11. Darlington Country 12. Because the Night 13. She's the One 14. Livin' in the Future 15. Mary's Place 16. I'm on Fire 17. Racing in the Streets 18. The Risng 19. Last to Die 20. Long Walk Home 21. Badlands
Encores: 22. Girls in Their Summer Clothes 23. Detroit Medley 24. Born To Run 25. Rosalita 26. Bobby Jean 27. Dancing in the Dark 28. American Land 29. Twist and Shout
Londra! Presente...tè, nebbia, Big Ben, cibo di merda, tempo ancora peggio... Mary scassapalle Poppyns... Londra!
In "The Snatch" come nel suo film precedente "Lock & Stock" Guy Ritche saccheggia qua e là da Tarantino miscelando il tutto con la sua regia esagerata e frenetica figlia dei videoclip che girava in gioventù. Che Ritchie sia un furbacchione è chiaro, che non abbia inventato assolutamente nulla anche, eppure il film si fa amare nonostante e forse anche per i suoi infiniti luoghi comuni, i dialoghi scopiazzati, i mille personaggi caricaturali su qui splende un insolito Zingaro biondo che parla una lingua assurda, una bellissima colonna sonora e una trama ad incastro lanciata a folle velocità fino al "divertente" epilogo finale.
Did I dream you dreamed about me? Were you hare when I was fox? Now my foolish boat is leaning Broken lovelorn on your rocks, For you sing, touch me not, touch me not, come back tomorrow: O my heart, o my heart shies from the sorrow
L'idiozia italiana riesce a stupirmi ancora una volta.
Senza entrare nel dettaglio...
1 location ridicola (antistadio di Bergamo) con unico ingresso ad imbuto dove passavano al massimo 2 persone per volta... risultato alle 21,00 ora dell'inizio del concerto c'erano ancora centinaia e centinaia di persone fuori che cercavano di entrare
2 sportelli per il ritiro dei ticket... anzi mi correggo... UNICO sportello per ritiro dei ticket con fila interminabile (ovviamente) con cassieri svegli quanto Luca Giurato ad unomattina.
3 anarchia totale nell'assegnazione posti, zero controllo, zero indicazioni, risultato... alla prima canzone dalle retrovie una fiumana di gente ha invaso i posti a sedere saltando da un sedile all'altro che manco Roberto Benigni alla notte degli Oscar.
4 questa un po' mi fa tenerezza... immagino quella testadicazzo dell'organizzatore che va da Dylan chiedendogli "Hei Bob c'è ancora un sacco di gente fuori, non potresti aspettare qualche minuto ad iniziare" sentendosi rispondere "Ma Vaffanculo!"
C'è stato anche il concerto.. si si anche onesto devo dire... e nonostante non l'abbia fatta dedicherei volentieri questi simpatici versi agli organizzatori, al promoter e Ticketone tutta.
"Let me ask you one question Is your money that good Will it buy you forgiveness Do you think that it could I think you will find When your death takes its toll All the money you made Will never buy back your soul
And I hope that you die And your death'll come soon I will follow your casket In the pale afternoon And I'll watch while you're lowered Down to your deathbed And I'll stand o'er your grave 'Til I'm sure that you're dead."
20 anni fa ci lasciava un grande sognatore, da allora c'è più vuoto in questo mondo.
“Esistono persone al mondo, poche per fortuna, che credono di poter barattare una intera via crucis con una semplice stretta di mano, o una visita ad un museo, e che si approfittano della vostra confusione per passare un colpo di spugna su un milione di frasi, e miliardi di parole d’amore…”
Ieri sera ho visto il futuro del Rock'n Roll e il suo nome... ah no quello era un altro, però siamo lì...
Un'energia spaventosa, una forza, una passione disarmante accompagnano il concerto di John Fogerty, altro animale da palco che per due ore e venti ha fatto saltare l'Alcatraz in una cavalcata senza sosta tra i classici dei Creedence: Bad Moon Rising, Proud Mary, Fortunate Son, Who'll Stop The Rain, una splendida versione di Heard It Through The Grapevine, Have You Ever Seen The Rain?, Lookin' Out My Backdoor, Travelin' Band, Rockin all Over the World.
Come cantava qualcuno, generazione di fenomeni!
Have you Ever Seen the Rain? - Creedence Clearwater Revival
"[Riguardo ad una schiacciata rovesciata su raddoppio di Kobe Bryant]... canestro che probabilmente è possibile ad un solo altro bipede sulla faccia della terra e s'è ritirato!" Federico Buffa
Alex si muove tra il cemento di Portland sospeso tra angoscia e rimorso, instabile e barcollante, fragile equilibrista come gli skater che gli sfrecciano affianco. Due occhi grandi persi nel vuoto ed un segreto troppo pesante per un ragazzo di 16 anni.
Gus Van Sant continua nel suo percorso all'interno dell'adolescenza americana e dopo Elephant torna ad indagare sul mondo instabile e inquieto di ragazzi sempre più in balia di loro stessi, dove i genitori sono solo delle figure sfuocate, spettatori assenti di giovani alla deriva. La volontà di Alex di reprimere, incassare ed infine elaborare il suo dramma trova nello stile di Van Sant la perfetta sincronia di luci e suoni (memorabile la scena della doccia), primi piani, rallenti e scarti temporali a suggerire la confusione e lo spaesamento del protagonista.
Appuntamento a Belleville è uno splendido film di animazione francese, opera dell'ex fumettista Sylvain Chomet, che mescola sapientemente il disegno a matita con piccole aggiunte di computer grafica che si integrano perfettamente al tratto originalissimo dell'autore. Figure sghembe e caricaturali, si mescolano ad una tavolozza che avvolge lo spettatore nei suoi toni caldi e intensi.
Quasi completamente muto, sono i personaggi con le loro espressioni e il loro incedere a tratti surreale a dare voce ad una storia che è anche sottile satira.
Siamo negli anni 60, in una Francia di gente bruttissima e ossessionata dal Tour de France cresce Champion, nasone alla Fausto Coppi e una sola passione, il ciclismo. Insieme alla nonnina e il fido Bruno (esilarante) sarà protagonista di un'incredibile avventura che lo porterà a Belleville, una pseudo New York francesizzata in cui tutti gli americani sono favolosamente grassi e la mafia francese spadroneggia... per il resto della trama direi che va visto ed assaporato per quello che è, un'opera diversa e delicata dal gusto retrò.
Opera di quel genio malato di Miike Takashi e summa delle sue visioni disturbanti, Ichi The Killer è l'affresco di un cinema "oltre".
Le torture di Hostel e il sadico psicopatico di Saw sono in confronto ad Ichi la favola di Cappucceto Rosso...
Rosso come i fiotti di sangue che sgorgano a fiumi sotto le lame di un ragazzino omicida.
Tratto da un manga di Hideo Yamamoto, Ichi The Killer è un film complesso e di non facile digeribilità, scioccante nell'iperrealismo con cui vengono messe in scene le più svariate efferatezze, un trionfo del dolore fisico e del sado-masochismo più estremo.
Eppure affascina, si rimane quasi ipnotizzati nel seguire la vicenda, vuoi per la sottile ironia di fondo vuoi per l'eccesso portato al grottesco, per la magnifica fotografia che avvolge la pellicola ed un messaggio tutt'altro che scontato. Analisi lucida sulle perversioni più torbide della natura umana.
p.s. Lo Ziggy Stardust delle foto non è Ichi ma Kakihara, yakuza ossessionato dalla sperimentazione della sofferenza fisica con un particolare "ghigno"
"Se non riuscite a parlar bene di una persona, non parlatene…"
Si esce turbati, e non poco dalla visione dell'ultima grande opera di Sorrentino. Turbati da quell'ometto piccolo piccolo con le mani giunte che nascondo i fili di un astuto burattinaio. Il potere, il rispetto, il peso dell'uomo Andreotti si insinua e si posa sugli spettatori di questo gran spettacolo italiano messo in scena dal Divo Giulio.
Sorrentino coadiuvato da un Toni Servillo su cui ormai davvero ogni aggettivo risulta banale è immenso nel tratteggiare la sua figura, con i suoi vizi, le sue patologie, l'ironia pungente, il carisma innato, la furbizia. Una messa in scena tra Scorsese e Tarantino con movimenti di macchina da far luccicare gli occhi ed un pregio non indifferente, e cioè non giudicare, non accusare ma solo fotografare un triste periodo con glaciale realismo.
"Noi siamo carne, siamo delle carcasse in potenza...se vado dal macellaio, trovo sempre sorprendente di non essere là io, al posto dell'animale..." F. Bacon
PALAZZO REALE 5 MARZO - 29 GIUGNO 2008
Milano dedica un'antologica ad uno dei più importanti artisti del secolo scorso.
Una retrospettiva ad anticipare le celebrazioni per il centenario della nascita di Francis Bacon che cadrà nel 2009. Ottantadue dipinti e quindici disegni per la maggior parte inediti che ripercorrono il lavoro dell'artista dagli inizi degli anni 30 dove già si intravedeva il suo stile tormentato ed ambiguo, passando alla serie di "teste" e ritratti fino alla serie dei grandi trittici degli anni 70-80 apoteosi della ricerca nel movimento e della tensione sulla figura umana.
"Mi piacerebbe che i miei quadri dessero l'impressione che qualcosa di umano è passato fra di loro, come una lumaca, lasciando la traccia dell'umana presenza e la memoria del passato così come la lumaca lascia la sua scia di bava" F. Bacon