"Dietro le tende di tela tarmata un chiarore latteo annuncia l'avvicinarsi del mattino. Ho male ai calcagni, la testa come un'incudine e una sorta di scafandro racchiude tutto il mio corpo. La mia camera esce dolcemente dalla penombra. Guardo in ogni particolare le foto di coloro che mi sono cari, i disegni dei bambini, i manifesti, il piccolo ciclista di latta che mi ha mandato un amico la vigilia della Parigi-Roubaix e la forca che sovrasta il letto dove sono incrostato come un paguro bernardo nella sua conchiglia."
Così iniziava il libro di Jean-Dominique Bauby, redattore capo di Elle, paralizzato poco più che quarantenne a causa di un ictus fulminante. Interamente dettato attraverso il battito della sua palpebra sinistra, unico movimento concesso al suo corpo/prigione a cui beffardamente rispondeva una mente ancora lucida e brillante. Quello che Julian Schnabel compie nel suo adattamento cinematografico è qualcosa di immenso. Grande merito è sicuramente il suo essere artista (pittore) e regista nello stesso tempo, è evidente per tutto il film la cura visiva e cromatica con cui Schnabel dipinge questo inno alla libertà dello spirito. Meravigliosa anche la soggettiva iniziale, 20 interminabili minuti in cui siamo costretti a vedere e percepire il mondo con gli stessi occhi di Bauby, apprezzando minuto dopo minuto la poetica e la straordinaria volontà di un uomo guidato dalla potenza del ricordo e dall'incontenibile voglia di raccontare e librarsi attraverso il battito di mille farfalle.
3 commenti:
"Immenso" dici bene!
Tra l'altro ho avuto modo di rivederlo da poco e mi ha colpito profondamente come la prima volta...
farò di tutto per vederlo!!!!!
ammazza, non so se avrò la forza di vederlo.
Forse il libro è meglio per i deboli di cuore come me, perché è meno immediato, è meno un pugno nello stomaco.
zillo
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